Visita
al Museo delle Genti d'Abruzzo
"
Il destino degli uomini nella regione che da otto secoli
viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalla
montagna..... ...<Ignazio
Silone>"
Sala
6 & 7
Abitazione
in trulli (Tholos) Transumanza e produzione della lana
L'abitazione
nei luoghi di pascolo di montagna o pianura, fin dalla preistoria,
era ricavata direttamente dalla natura. La priorità, in montagna,
era data alle grotte ed ai ripari sottoroccia, cavità adattate
con protezioni di muri in pietra a secco e pelli di pecora. In
mancanza di tali cavità, si costruivano abitazioni in pietre con
una tecnica particolare ( tholos o trulli), talvolta plurime
(plastico sulla sinistra e vetrine 1-2)" Queste costruzioni
destinate a durare nel tempo, venivano coperte sulla sommità
cupoliforme da uno spesso strato di sterco di pecora, per aumentarne
l'isolamento termico. Nella campagna romana la scarsezza di pietre
adatte, costringeva alla costruzione di capanne in legno e paglia.
I contigui
ricoveri per le pecore, detti stazzi, in rari casi venivano
ricavati anch'essi dalle grotte o ripari sotto roccia, altrimenti
venivano costruiti recinti con muri di pietra a secco in montagna.
In pianura e durante le transumanze venivano alzati ricoveri in
rete di corda. Attorno dormivano i cani per la difesa, specie da
lupi.
La
transumanza, dovuta alla necessità di trasferire in autunno a
piedi le greggi, dai monti alle lontane pianure pugliesi o a
quelle circostanti Roma, è l'elemento che caratterizza la
pastorizia abruzzese rispetto alle altre, rendendola più faticosa
e particolarmente pericolosa per l'incolumità del bestiame. I
tracciati dei tratturi, vere vie d'erba per gli spostamenti
stagionali, sono antichissimi. Da qualche decennio la transumanza
avviene su strada con autocarri.
La
produzione della lana è stata la principale fonte di reddito
economico in Abruzzo, assicurando un relativo benessere, specie in
epoche caratterizzate da fattori climatici favorevoli. La tosatura
delle pecore, seguita dalla marchiatura, preceduta dal lavaggio
del bestiame, costituisce uno degli appuntamenti a scadenza
annuale.
.
Sala
8
Arredo
dei ricoveri stazzi e produzione del formaggio
L'arredo
del ricovero del pastore era ridotto all'essenziale e ricavato per
lo più direttamente dalla natura del luogo ( pietra, legname,
rami e pelli di pecora ). Infatti il trasporto sulla montagna.
affidato al mulo, doveva dare la priorità al carico di sale,
necessario elemento integrativo per le pecore e di pane per
settimane di autonomia.
Ai
piedi del trullo si vede una testa scolpita nella pietra da un
pastore e abbandonata, per il suo peso, nel luogo stesso di
produzione. Accanto, un ramo d'albero ripulito ed infisso
nel
terreno ("arciciocco") serviva da sostegno per utensili
vari e per l'essicazione della carne.
Nella
parte destra della sala, sono documentate le principali
occupazioni quotidiane del pastore: la mungitura e la caseazione.
Formazione
del carattere
La
necessità propria del pastore di continui e lunghi spostamenti
nel difficile terreno di montagna, del pernottamento per mesi in
grotte o ripari sotto roccia, abitua a ridurre il proprio bagaglio
ed i propri bisogni all'essenziale e lo propria alimentazione al
prodotto delle pecore, con "aggiunta di solo pane, sale ed
olio. Questa situazione stimola al massimo il senso pratico e
aiuta a sfruttare ogni elemento ed ogni risorsa della natura per
adattarsi ad un ambiente di vita così difficile. Dopo millenni si
è così sviluppata una cultura del pragmatismo e dell'essenzialità,
che diventa anche rudezza formale nel rapporto con gli altri
uomini. Rapporto reso molto breve e saltuario dalle lunghe
solitudini del pastore. Questo ha reso gli abruzzesi tendenzialmente
taciturni, riservati e, spesso, timidi. La necessità di vincere
una natura che rende tutto difficile e faticoso, stimola la
tenacia. Proverbiale è l'ostinazione degli abruzzesi, che si
aggiunge alle altre conseguenze della lotta con l'ambiente della
montagna, quali la frugalità ed una grande solidarietà, specie
nel piccolo gruppo. Qualità quest'ultima che può dare una
spiegazione di come l'indole guerriera, propria dei pastori che
devono attraversare con le greggi territori altrui, si accompagni
nell'Abruzzo rurale ad uno dei più bassi indici di criminalità
d'Italia.
Sala
9
Il
grano: dal seme alla farina
Base
dell'alimentazione delle popolazioni mediterranee fin dal
neolitico, i cereali - ed in particolar modo il grano -
costituiscono il fulcro del ciclo agricolo annuale.
L'aratura dei campi, la semina, la mietitura e la
trasformazione del grano in farina, sono fasi di lavoro effettuate
con strumenti e metodi rimasti immutati fino alla
"rivoluzione industriale", in Abruzzo esplosa solo dopo
il secondo dopoguerra.
Alcuni
di questi strumenti e metodi primitivi si sono tramandati simili
dalla preistoria.
Nella
sala due plastici ricostruiscono didatticamente alcune fasi di
lavoro e di vita contadina della prima metà del Novecento.
Chieti 13 aprile 2004
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Cliccando sulle foto sovrastanti si ottengono le stesse
ingrandite