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 PASQUA 2004 IN ABRUZZO



  Arredo dei ricoveri, stazzi 

Visita al  Museo delle Genti d'Abruzzo 
" Il destino degli uomini  nella regione che da otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalla montagna.....  ...<Ignazio Silone>"

 

Sala 10

 

L'olivo e il fieno - dal campo  all'aia

La coltivazione, raccolta e trasformazione dell'olivo in olio è una tra le principali risorse agricole della collina abruzzese, praticate fin dall'antichità. Nella sala sono esposti sia gli attrezzi da lavoro, che i mezzi per il trasporto e la conserva­zone dei prodotti agricoli in genere, come il fieno e gli erbaggi per il bestiame, che venivano raccolti sull'aia e ammonticchiati in covoni.

Sala 11

 

La vite e il vino

l'allevamento e le attività complementari

Fino alla prima metà del Novecento, la coltivazione della vite in Abruzzo aveva soprattutto finalità di produzione vinicola per il consumo domestico. Nel XIX secolo veniva prodotta uva da esportazione solo in alcune località di particolare vocazione, dove si facevano anche vini speciali, come i liquorosi e i moscati. Nella sala si possono osservare diversi utensili da lavoro e contenitori usati per la cura della vigna e la produzione del vino. Nell'economia dell'autosufficienza, propria del mondo rurale, veniva allevato con cura bestiame da lavoro: buoi per l'aratura ed asini o muli da soma per il trasporto, specie nelle zone collinari o di montagna. I bovini erano utilizzati anche per il traino del carro agricolo. Grande importanza, fin dall'epoca preistorica; aveva l'allevamento del maiale ( di colore scuro e più magro dell'attuale di importazione ), per la sua grande frugalità alimentare ( scarti della mensa e delle coltivazioni, ghiande, ecc. ) e per la possibilità di utilizzare integralmente il suo corpo, dalla carne alla vescica, usata da sem­pre come contenitore. Caratterizzava l'agricoltura abruzzese, dall'età del bronzo al dopoguerra, la presenza costante di un piccolo gregge di 15 ­30 pecore, necessario a fornire la lana per le lavorazioni di uso domestico, ed il formaggio da essiccare come scorta alimentare. Sempre presenti anche gli animali da cortile e, in certe località, alcune capre. Nelle pause lavorative invernali il contadino ricavava dal legno utensili ed oggetti di uso domestico, o intrecciava canestri e ceste, utili anche all'essiccazione di fichi e formaggio.

Approfondimento culturale    

I cicli agricoli

 

Nel calendario produttivo agricolo, il ciclo annuale viene tuttora scandito dai tempi di semina e raccolta del grano, risorsa alimentare primaria e fondamentale, seguito dalla vendemmia e dalla raccolta dell'olivo con la successiva trasformazione in olio. Alla coltivazione del grano duro e tenero, utilizzato soprattutto per fini commerciali, la famiglia contadina affiancava quella del granturco, meno richiesto dal mercato e quindi più economico, utilizzato per l'alimentazione ordinaria della famiglia; sugli altipiani dell'Abruzzo interno, si è conservata, favorita dalle condizioni climatiche, la produzione del farro, dei legumi e delle patate. Altri cereali, come l'avena, l'orzo e il sorgo, venivano invece utilizzati per l'allevamento del bestiame, che in passato era necessario per la sopravvivenza della famiglia contadina, sia come aiuto nel lavoro agricolo, sia per l'alimentazione. Alla semina praticata nel tardo autunno, dopo le fatiche dell'olivo e men­tre il vino otteneva la giusta fermentazione, seguiva il lungo periodo invernale, considerato dai contadini come il tempo del "riposo", intervallato dalle operazioni di potatura degli olivi e delle vigne, che occupava solo le brevi ore di luce diurna. In quest'occasione, gli uomini approntavano o rimodernavano gli attrezzi da lavoro, o confezionavano contenitori per le diverse funzioni ed occasioni, spesso utilizzando materie povere ricavate dalla natura, legno, pietra, fibre vegetali ed animali. Le donne erano intente alla preparazione dei corredi per le figlie o sorelle, passando al telaio gran parte del tempo che ricavavano dalle altre incombenze domestiche.

I rituali

Anche i rituali festivi in inverno erano connotati da un carattere più intimo, come il periodo natalizio, considerato adatto dai contadini a trarre pronosti­ci ed auspici per l'andamento climatico delle stagioni. Infatti l'osservazione degli astri soprattutto delle fasi lunari, erano di importanza fondamentale per la buona riuscita di ogni attività agricola, soprattut­to invernale, quando bisognava potare o trapiantare le piante o bisognava effettuare uno dei tanti travasi tra botti e damigiane di vino, necessari per la qualità della sua maturazione. L'inverno, per millenni, è stato il tempo delle storie narrate dai nonni davan­ti al grande focolare domestico, quando questo diventava il palcoscenico delle questue cantate dai più poveri, in onore del santo d'occasione, per ricevere un po' di solidarietà dai paesani, costituita da semplici beni alimentari. In tal modo, il patrimonio culturale tradizionale veniva tramandato alle nuove generazioni.

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Chieti 13 aprile 2004 - Cliccando sulle foto sovrastanti si ottengono le stesse ingrandite

 

 

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