Visita
al Museo delle Genti d'Abruzzo
"
Il destino degli uomini nella regione che da otto secoli
viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalla
montagna..... ...<Ignazio
Silone>"
Sala
2
Formazione
etnica e sua continuità
Viene
fatta una breve sintesi della storia dell'Uomo in Abruzzo con il
fine principale di evidenziare la formazione etnica delle sue
genti.
Si
sottolinea, inoltre, la presenza di "culture" peculiari
entro i confini regionali. Nelle prime vetrine a sinistra vi
è una sintesi della più antica età della pietra, i 3 periodi
del PALEOLITICO che in Abruzzo inizia circa 700.000 anni fa e
termina con il Bertoniano da Montebello di Bertona. L'ultima di
queste vetrine appartiene alla fase di transizione dal nomadismo
stagionale proprio dei cacciatori del paleolitico alla prima
agricoltura ( comparsa in Abruzzo circa 6.500 anni fa ). Questa
fase transitoria di crisi dura circa 2.000 anni e viene chiamata
MESOLITICO. Nelle vetrine a destra, la rivoluzionaria fase
agricola, detta NEOLITICO, sottolinea due "culture"
proprie dell'Abruzzo, quella di Catignano, con analogie con una
cultura delle Puglie, e quella di Ripoli che segna anche la fine
dell'età della pietra e l'inizio dell'utilizzo del primo
metallo, il rame. AI centro di questa prima metà della
sala dedicata all'età della pietra, due sepolture femminili
neolitiche sono molto importanti perchè hanno entrambe corredi
funebri con vasi delle due culture, Catignano e Ripoli, e
testimoniano quindi una fase di trapasso tra l'una e l'altra. La
seconda metà della sala è dedicata all'età dei metalli ( età
del BRONZO e del FERRO ), importantissima per l'Abruzzo perchè
vede l'arrivo di quelle nuove genti che, sovrapponendosi alle
precedenti, costituiranno la base etnico culturale fondamentale
della regione. Le vetrine documentano la comparsa della pastorizia
ed il suo prevalere sull'agricoltura in montagna, da cui
scaturisce un'economia mista con pastorizia transumante che
caratterizzerà la regione fino al XX secolo. Queste tribù di
pastori -guerrieri di stirpe sabellica daranno un apporto militare
determinante all'espansione di ROMA, come testimonia la
storiografia latina. La loro breve ribellione, nel 90 a.c., per
ottenere la cittadinanza romana, porterà alla coniazione della
prima moneta
con il nome
ITALIA.
L'arrivo dei
"barbari" e dei longobardi in particolare (VI secolo
d.c.) cancellerà, come quasi ovunque in Italia, i resti della
civiltà romana, con un ritorno generale alle capanne (tav."Civiltà
dell'abitare"). Queste popolazioni germaniche, con seguito di
tartari, si insedieranno in alcune zone della regione, costituendo
l'unico ulteriore apporto etnico significativo alle genti
d'Abruzzo.
Nell'età
del bronzo-ferro arrivano in Abruzzo genti indoeuropee di stirpe
sabellica, dotate di una economia ancora basata essenzialmente
sulla caccia, che si sovrappongono ai neolitici e ne travolgono la
civiltà agricola che solo più tardi verrà parzialmente
recuperata.
Nasce così
quel gruppo etnico, definito "italico", di pastori
agricoltori d'indole guerriera che, come abbiamo visto, darà nei
primi secoli dell'espansione di Roma, un determinante contributo
militare.
Da allora,
fino ai nostri giorni, l'Abruzzo non ha più avuto apporti
significativi di altre popolazioni, all'infuori di un consistente
gruppo di stirpe germanica. Furono i longobardi ( VI-VII sec.
d.C.), con qualche seguito di bulgari (tartari) assoggettati, ad
insediarsi in diverse zone strategiche.
Ancora oggi,
in talune località, si possono osservare chiare tracce nei
toponimi e, talvolta, anche nei tipi fisici, di questi arrivi di
genti longobarde.
Chieti 13 aprile 2004
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Cliccando sulle foto sovrastanti si ottengono le stesse
ingrandite