Visita
al Museo delle Genti d'Abruzzo
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Il destino degli uomini nella regione che da otto secoli
viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalla
montagna..... ...<Ignazio
Silone>"
Sala
12
La
casa: struttura, arredo e vita domestica
Come
sempre, i fattori ambientali e quelli economici conseguenti hanno
imposto il tipo di struttura e la distribuzione sul territorio
degli insediamenti rurali. Dai borghi arroccati dell'Abruzzo
montano a prevalente economia pastorale, costruiti in pietra, si
passa ad una maggiore
dispersione
abitativa in collina e nelle scarse pianure, a prevalente
economia agricola. In queste zone il materiale costruttivo è
l'argilla mista a paglia, come nell'antichità, e mattoni in
epoche più recenti, oppure il tufo, in alcune zone dove questo
affiora, misto a ciottoli fluviali e laterizi.
Gli
elementi principali della cucina erano il focolare a terra e la
conca per l'approvvigionamento dell'acqua, che la donna, fin da
bambina, imparava a portare in equilibrio sulla testa;
l'arredamento era completato da un tavolo, sedie di legno
impagliate ed una madia per le provviste (fig. 7). La camera da
letto era formata da un pagliericcio riempito da foglie di
granoturco, posto su di un graticcio di canne, con cuscino di
lana delle proprie pecore, lenzuola e coperte tessute in casa
dalle donne, talvolta impreziosite da ricami e merletti. Una
cassapanca o una madia completavano l'arredo. Spesso il riscaldamento
invernale era assicurato da un'apertura comunicante con
la
stalla dove, occasionai mente, dormivano i ragazzi su di un
mucchio di paglia.
Sala13
Lino
e lana
La
lavorazione domestica delle fibre tessili costituiva una forma di
auto produzione tipica del mondo rurale femminile, essenzialmente a
fini di auto consumo (biancheria intima, corredo, capi di abbigliamento).
Le materie prime erano tratte direttamente dalla natura
e trasformate in tessuti mediante la maceratura, la filatura a
mano con l'uso delle conocchie e quindi la tessitura. Nel caso del
lino - e più raramente della canapa -
dopo la raccolta le
fibre venivano trattate con attrezzi e
strumenti appositi,
fino a renderle adatte alla filatura, della quale si occupavano
per lo più le bambine e le donne anziane.
Alcuni
prodotti di qualità,
specie trine, merletti, coperte e tovaglie,
avevano spesso anche
finalità commerciali. Oggi sono pochissime, in
Abruzzo, le
tessitrici e ricamatrici
ancora operanti.
Le
attività domestiche
Nella
società agro-pastorale, i molteplici aspetti connessi alla vita
domestica erano a totale carico della donna.
In
ogni stagione dell'anno, sotto qualsiasi condizione meteorologica,
sin dall'infanzia essa doveva recarsi più volte al giorno, con la
conca di rame in equilibrio sulla testa, alla fonte ( a volte
distante chilometri ) per approvvigionarsi dell'acqua necessaria
alla famiglia, e alle pratiche igieniche varie, per cucinare e per
dissetare persone. e bestiame, per una quantità minima di 50
litri giornalieri.
Due
volte al mese, bisognava lavare il bucato e se nei dintorni
mancava il lavatoio pubblico, le donne erano costrette a recarsi
al corso d'acqua più vicino, spesso con la culla del neonato
sulla testa e con i bambini al seguito.
Ogni
settimana, bisognava provvedere ad ammassare e cuocere il pane per
il consumo familiare.
Inoltre
c'erano i doveri quotidiani come accudire i figli ed il bestiame,
avere cura della casa e dell'orto, cucinare e portare tra i campi
il cibo agli uomini e, occasionalmente, collaborare ad alcuni
lavori agricoli stagionali.
Approfittando
dell'estate le donne approntavano conserve varie, confetture di
frutta, ortaggi sott'olio e sott'aceto, seccavano fichi, peperoni,
pomodori.
Le
più esperte, di solito le donne più anziane, svolgevano pratiche
magico - terapeutiche, associandole a metodi empirici, sui
soggetti afflitti da patologie diverse; raccoglievano erbe ed
infiorescenze varie, per ottenerne sia rimedi contro disturbi e
malattie, sia sostanze coloranti per tingere i tessuti
auto prodotti.
D'estate,
si raccoglievano anche il lino e la canapa, che gli uomini avevano
seminato in autunno; approfittando del periodo caldo e secco le
donne procedevano al lungo e laborioso processo di estrazione
della fibra, che avrebbero utilizzato per filare e per tessere.
Nel
frattempo alcune di loro ricamavano, facevano la maglia,
intrecciavano nastri, realizzavano merletti. Tutto ciò in
condizioni di reale indigenza diventava una risorsa economica
extra-familiare. Spesso, per accompagnare le attività
giornaliere, le donne cantavano, da sole o in gruppo e nelle
sere d'estate ogni pausa del lavoro agricolo diventava occasione
di festa, uomini e donne si ritrovavano sull'aia per ballare saltarelle e quadriglie al suono del ' ddù - botte ', l'organetto
tradizionale d'Abruzzo, e per divertirsi a cantare stornelli e
raccontare storielle e barzellette.